Passione, sacrificio e successi: la storia di Marco Previde Massara, campione di canoa fluviale
Il fiume Ticino scorre lento e maestoso accanto a Vigevano, ma per Marco Previde Massara è sempre stato qualcosa di più: una palestra a cielo aperto, un luogo di scoperta e di sfida.
“Abitando vicino al Ticino, vedere chi andava in canoa era affascinante. Ho iniziato con mio fratello, mentre mio padre cercava di trasmettermi la sua passione per il calcio. Ma non era il mio talento: ognuno di noi ne ha uno, la bellezza è scoprirlo”, racconta.
Così, da giovane diplomato geometra che si divideva tra i libri e gli allenamenti alle prime luci dell’alba, Marco è diventato uno dei più grandi nomi della canoa fluviale. Un successo costruito con disciplina e sacrificio.
“La terza geometra, l’inizio del triennio, è stato l’anno più duro e difficile a livello scolastico, ma sono riuscito a superarlo brillantemente. Questo impegno mi è valso un importante riconoscimento: sono stato premiato a Pavia dal Panathlon come miglior studente-atleta”.
Nonostante il legame profondo con l’acqua, Marco ammette che questa non è priva di pericoli:
“Il fiume può sembrare tranquillo, ma nasconde insidie. La corrente può formare mulinelli letali. Per questo la prima cosa che mi hanno insegnato è stata la manovra dell’Eschimo, che ti permette di raddrizzare la canoa se si ribalta”.
Una lezione che salva vite, specie in un luogo come il Ticino, dove ogni anno, purtroppo, si registrano tragici incidenti.
Nel corso della sua carriera, Marco ha vissuto momenti indimenticabili, anche se il suo approccio all’agonismo lo ha sempre tenuto con i piedi per terra:
“Dopo una vittoria, pensavo già alla gara successiva. Non ero mai eccessivamente entusiasta, forse perché è uno sport individuale”.
Tuttavia, la perdita di due atlete amiche durante una competizione è un ricordo che porta ancora con sé con dolore e rispetto.
Il passare degli anni non ha scalfito la sua determinazione. Marco ha ampliato i suoi orizzonti sportivi, dedicandosi anche al ciclismo.
“Dopo tanti anni di canoa, ho iniziato con la mountain bike e la bici da strada. Ho vinto il campionato mondiale nella mia categoria, ispirandomi a Cipollini”, racconta con orgoglio.
La preparazione di un canoista fluviale non si limita all’acqua:
“Corro in aperta campagna, pedalo lungo le ciclabili lungo i fiumi e provo il percorso di gara anche 50 o 60 volte. La chiave è conoscere il fiume e i livelli dell’acqua”.
Anche mentalmente, Marco si approccia alla competizione con serenità:
“Vivevo le gare in modo positivo, senza farmi disturbare da problemi esterni”.
Oltre a essere un atleta eccezionale, Marco rappresenta un esempio di dedizione, passione e amore per la natura. Le sue parole sottolineano l’importanza della famiglia, che deve essere un sostegno non solo nello sport, ma anche nello studio. Il suo messaggio è chiaro: ogni talento è un dono da scoprire, coltivare e condividere.
Dopo decenni di vittorie e di esperienze, Marco resta un simbolo di come la forza interiore e la determinazione possano trasformare una passione in una carriera straordinaria.
Un esempio da seguire per chiunque voglia tuffarsi, metaforicamente o meno, nelle correnti della vita.
Barbara Gho: la forza, la disciplina e il cuore di una campionessa di arti marziali
Dalle prime lezioni di karate scoperte per caso a una carriera da campionessa nella nazionale italiana di karate, Barbara Gho incarna il sacrificio, la passione e l’infinita dedizione che solo i veri atleti possiedono.
La sua storia, iniziata quasi per gioco con un volantino trovato a scuola, è diventata un esempio di come il talento, unito alla determinazione, possa portare al successo.
“Ero una bambina discola e i miei genitori volevano che facessi danza. Ma quando ho visto quel corso gratuito di karate, è stato amore a prima vista. Dal settembre 1976 non mi sono più fermata”, racconta Barbara.
A 15 anni, la sua dedizione era già evidente:
“Mi allenavo ogni sera per due mesi, due ore al giorno, per preparare i Campionati Europei a Istanbul. Dovevo imparare un kata che le mie compagne di squadra cinque anni più grandi avevano già acquisito. Tornavo a casa piangendo per la fatica, ma il giorno dopo ero di nuovo in palestra”.
Quegli sforzi sono stati ripagati con la vittoria del titolo europeo, un’esperienza che le ha insegnato una lezione fondamentale:
“Al rientro, il mio maestro mi disse che non avevo vinto nulla, che era solo all’inizio. Quelle parole mi hanno insegnato l’umiltà e l’importanza di continuare a crescere”.
Barbara ha sempre saputo che il successo non arriva senza disciplina. Durante gli anni della scuola magistrale, si alzava alle 6 del mattino per allenarsi prima di andare a lezione. Il pomeriggio e la sera tornava in palestra, completando i compiti solo a fine giornata.
“La parola d’ordine è sempre stata organizzazione. I sacrifici non erano sacrifici: inseguivo la mia passione”.
Anche nei momenti difficili, Barbara non si è mai arresa. Durante l’adolescenza, grazie al sostegno dei genitori, ha mantenuto il legame con il karate, un’ancora di salvezza che l’ha aiutata a superare le difficoltà di quell’età.
“Allenarsi tre volte a settimana e andare a scuola non è stato facile, ma è stato fondamentale per diventare la persona che sono oggi”.
Barbara ammette che non è mai stata particolarmente dotata fisicamente, ma ha sempre compensato con la grinta e la determinazione:
“L’ossessione di voler arrivare a un certo traguardo mi ha permesso di superare i miei limiti. La mente domina il corpo: vale nello sport e nella vita”.
Per lei, le arti marziali non sono solo uno sport, ma un vero e proprio stile di vita.
“Il karate insegna disciplina, rispetto e il valore dell’umiltà. Mi ha cambiata profondamente: da discola, sono diventata una persona molto inquadrata. È uno sport che aiuta chi è impulsivo a controllarsi e i timidi a tirar fuori il carattere”.
Dopo aver lasciato l’agonismo a 33 anni, Barbara ha scelto di dedicare la sua passione ai suoi allievi.
“Quando ho smesso di gareggiare, ero in pace con me stessa. Mi ci sono voluti due anni per fare questa scelta, non volevo avere rimpianti. Ora insegno da oltre 30 anni, trasmettendo ai miei studenti l’amore per questa disciplina”.
Barbara si rivolge anche ai genitori che portano i figli in palestra, ricordando loro che le arti marziali richiedono tempo e pazienza:
“Molti pensano che dopo poche lezioni si possa già imparare a difendersi, ma non è così. Il percorso è lungo e la tecnica va ripetuta più e più volte. Serve dedizione e costanza”.
Con una carriera straordinaria alle spalle, Barbara Gho continua a ispirare nuove generazioni di atleti.
Il suo messaggio è chiaro: non importa da dove parti o quali siano i tuoi limiti, con passione e determinazione puoi raggiungere qualsiasi obiettivo.
Oggi, come allora, Barbara incarna i valori delle arti marziali, dimostrando che il vero successo non è solo quello sul tatami, ma anche quello che si conquista nella vita.
Mya Coen